malibus ha scritto:Il bldc si chiama cosi, perche e simile ad un motore DC e ha le caratteristiche di un motore DC.
Questo non è corretto: il motore BLDC (BrushLess Direct Current Motor) è un motore
sincrono a magneti permanenti (*) che necessita di un driver per sostituire la funzione del commutatore (usualmente chiamate "spazzole").
I driver per BLDC si possono raggruppare in due grandi famiglie: "sensored" e "sensorless" a seconda che abbiano o non abbiano i sensori (di solito ad effetto Hall) per stabilire la posizione del rotore e simulare la funzione del commutatore.
Tra i driver (di entrambi i tipi), il più comune è quello di tipo "free running" che fornisce al motore tutta la tensione di alimentazione con un angolo di sfasamento meccanico/elettrico (a vuoto) predeterminato. L'insieme di questo tipo di driver e di un motore BLDC costituisce un sistema che emula il comportamento di un motore in corrente continua. L'esempio più comune è quello dei motori per aeromodelli.
Un motore BLDC alimentato con una corretta sequenza di impulsi (determinata dal numero di poli e dalla loro distanza angolare), gira a velocità costante senza alcun tipo di retroazione (è, come si diceva prima, un motore sincrono). La variazione di carico induce una variazione dello sfasamento meccanico/elettrico fino alla coppia di stallo, alla quale il motore perde il sincronismo e si ferma.
Purtroppo, però, un driver retroazionato (sensored o sensorless) è sempre necessario perché altrimenti non sarebbe possibile avviare il motore da fermo e garantire stabilità al sistema (**). Avendo un driver, il controllo di velocità allora viene implementato comunemente in forma digitale (vedi HDD), utilizzando le informazioni dei sensori o le equivalenti informazioni virtuali ottenute dai sistemi sensorless. La pratica di retroazionare il motore già munito di driver "free running" attraverso il controllo della tensione di alimentazione è un mezzo obbrobrio che, pur funzionando, non è certo un bel esempio di progettazione di sistema.
(*) Alcuni autori (tra cui anche Wikipedia, seppur con una nota critica) considerano nella famiglia dei BLDC anche i motori a riluttanza o a induzione. La maggior parte della letteratura tecnica considera invece questi motori sotto le relative famiglie (appunto "riluttanza" e "induzione"). La motivazione di questo errore è da ricercasi nel fatto che i driver per motori BLDC possono funzionare anche per queste tipologie di motori, ma si tratta di un appiglio alquanto debole.
(**) In realtà è possibile anche far partire da fermo un BLDC non retroazionato. La cosa ha validità solo accademica in quanto si tratta di un'operazione molto difficile e assolutamente inaffidabile per un utilizzo pratico. Si deve fornire al motore la sequenza di impulsi a frequenza crescente, fino a portarlo a velocità di regime. Ciò che però avviene è curioso (e affascinante!): il motore inizia a pendolare (in velocità) attorno alla rampa di salita e il sistema risulta stabile o instabile in funzione a una miriade di fattori, tra i quali il più importante è il momento d'inerzia del sistema rotante. Per dare un'idea, in una prova di laboratorio con un piccolo motore BLDC da 20 W, portato da zero a 3000 rpm in 30 secondi abbiamo avuto un pendolamento con frequenza di oscillazione di 1 Hz e ampiezza picco-picco di oltre 1000 rpm! L'effetto è quello di sentire il motore che accelera e decelera in continuazione anche se alimentato a frequenza praticamente costante; più o meno come lo "sgasare" con la manetta della moto da fermi...