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agors
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Re: consiglio di tipo formativo.

Messaggio da agors » mercoledì 13 marzo 2013, 9:31

certo, era immaginabile.

quindi come credi di procedere?
a mio avviso il patentino da saldatore è inutile per quelo che vuoi.

booster180
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Re: consiglio di tipo formativo.

Messaggio da booster180 » mercoledì 13 marzo 2013, 11:45

ho scritto su un forum di lavorazioni meccaniche proprio per dei consigli su come potrebbe essere utile una formazione in questo campo
io non ho conoscenze
tutti i miei amici fanno lettere, economia,ecc
nessuno nella mia compagnia è mai stato interessato a "sporcarsi le mani", gai da quando eravamo quattordicenni e io ero li a comprarmi motorini scassati per modificarli hahahah, naturalmente tutto da solo.
ora come ora non conosco assolutamente nessuno che abbia un minimo di esperienza nel mondo delle lavorazioni
ho chiesto consiglio anche ad una professoressa (in realta ho contattato piu professori ma l unica che si è degnata di rispondermi è stata lei), e mi ha detto di farlo questo corso

ieri mattina sono andato a parlare con la segretaria del corso di saldatura per definire le ultime cosette

pero ho ancora piu dubbi di prima
1600 euro per 40 ore di saldatura
e dopo 40 ore di certo non ho esperienza a sufficienza per intraprendere dei lavori presso aziende

alla fine con 1600 euro mi posso portare a casa una saldatrice tig e una mig e farmi esperienza giornaliera per conto mio
eventualmente integrare con delle microlezioni da i8 ore per apprendere meglio le tecniche una volta che avro gia maturato un po di esperienza


il problema qui sarebbe che non ho posto per tenere le saldatrici e saldare
la cantina me l hanno proibita perche facevo troppo rumore ed l elettricita era condominiale
stecca cosa per il garage
io abito in appartamento e se volessi fare qualcosa dovrei usare camera mia, pero capita bene che sarebbe un bel problema saldare nella stessa stanza in cui si dorme

sinceramente non so che fare, quasi quasi lascio stare tutto e mi metto solo con ingegneria.
purtroppo ho sempre vissuto in un ambiente che ha discriminato un po le mie passioni perche viste come cose da operai ed inutili al ruolo che dovro intraprendere un giorno, e a me spiace molto.
sin da quando ero piu piccolo, quando smontavo qualche motore in cantina e i miei si arrabbiavano perche era una perdita di tempo
o quando tornavo a casa con un trapano nuovo e i miei si arrabbiavano per lo spreco di soldi e i vicini per il rumore hahahah

stefano19
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Re: consiglio di tipo formativo.

Messaggio da stefano19 » venerdì 15 marzo 2013, 15:20

posso dirti una cosa fuori dai denti... non offenderti eh..
io non capisco che università  fai, scusami eh, perchè o sei un genio o non capisco come tu possa all'ultimo prepararti un esame senza avere seguito le lezioni. cioè passi che uno sta a casa e si prepara da solo un esame ma io dovevo mettermi dietro un bel po prima e sinceramente ci mettevo già  del tempo pur avendo lo stesso seguito tutti i corsi. poi magari era tardo di mente io....

guarda che studiare la dispensina , le 10 dimostrazioni e fare i 10 esercizi uguali al tema d'esame ti serviranno a poco niente domani.
te lo dice uno che queste cose le ha provate.

tanto vale che vai dal primo fabbro che ha un po di lavoro della zona ( se esiste) e rompi le scatole finchè non ti prende anche solo come in prova, dandoti anche solo un rimborso spese e impari un mestiere.

poi fai come vuoi; io oggi come oggi mi sento di consigliarti di finire questa università  e di studiare tutto quello che serve fino ad avere capito bene fino in fondo come funzionano le cose, guardando libri in più, ecc. non per prendere 30 ma per avere domani un bagaglio di conoscenze chiare. guarda che alla fine sapere le cose vuole anche saperle ridurle a 3 concetti chiari e semplici. gli ingegneri di una volta facevano 10 conti a mano e non 1000 al computer e a volte arrivano anche a risultati migliori (facevano gli ingegneri sul serio ma questo è un altro discorso...)

poi quando hai finito e troverai un lavoro (perchè almeno qui da me non ho nessun collega di ing. meccanica che non abbia trovato un posto) ti ritagli il tempo per fare quello che ti piace e magari anche il patentino da saldatore.

a meno che tu voglia andare a saldare sulle piattaforme petrolifere, che lo puoi fare benissimo, ogni mestiere se fatto con cura è dignitoso come altri, anche lo spazzino, però secondo me ti conviene prendere una strada e seguirla bene fino in fondo...

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Re: consiglio di tipo formativo.

Messaggio da c1anc10 » venerdì 15 marzo 2013, 23:43

@booster: capisco benissimo il tuo pensiero, e sono d'accordo su molto di quello che dici. Quando ho fatto lo stage all'ultimo anno delle superiori in un'azienda della mia zona, mi sono stupito molto come il titolare, chiacchierando con noi due o tre studenti che eravamo lì da un paio di settimane, ci consigliasse di evitare l'università  se avevamo intenzione di lavorare, nonostante fosse lui stesso ingegnere e avesse creato una ditta che nel suo settore (di nicchia) fosse conosciuta a livello europeo. Forse già  intravedendo la crisi, in tempi ancora non sospetti, o forse facendo una realistica considerazone sul mercato del lavoro, fatto sta che, secondo me, ci aveva beccato in pieno;
Primo, è un dato di fatto che l'università  prepari molto poco al mondo del lavoro reale, poi il fatto di iniziare (o tentare di) un lavoro a 23-24-25 anni, devo ammettere è decisamente diverso che non cominciare a 18-19, anche in considerazione del fatto che un ingegnere si da per assunto che sappia di più di un perito o di un "operatore professionale", riducendo (a mio avviso) le scelte da posto di operaio di manovalanza a "impiegato" con mansioni di maggiore responsabilità , quindi probabilmente ancora meno posti disponibili.
Se a tutto questo aggiungi il crollo del mercato del lavoro (basta ascoltare le notizie di tutti i giorni riguardo alle chiusure delle imprese, a imprenditori suicidi, a operai cassintegrati, ...), le normative sempre più stringenti in tutti i settori, la sfiducia verso il futuro guardando a prospettive di lavoro che sembrano sempre più incerte, capisci come può essere difficile trovare qualcuno disposto ad assumerti a qualsiasi titolo.
L'unica possibilità  poteva essere la microimpresa, ma per esperienza molto diretta (la ditta di mio padre, in cui lavoro, passati da 9 persone fino al 2003-2004, a due oggi), vedendo i nostri vicini di capannone, i nostri fornitori, ... nell'ambito della meccanica o simili, la situazione mi sembra tale che nonostante i tuoi ottimi propositi, non avrai vita facile;
Il mio consiglio era di farlo comunque, se non trovavi niente di meglio, certo che spendere 1600 euri per un corso di 40 ore in cui impari a tenere in mano una torcia (per imparare a saldare davvero non basta di certo una settimana) potrebbero un po' dare fastidio. Ma alla luce delle tue ultime considerazioni, forse ti consiglieri piuttosto di rompere le scatole a qualche artigiano della tua zona, fabbro o meccanico, magari con la scusa di doverti saldare il manico di una pentola o il badile che si è crepato, per non parlare dei cavelletti delle biciclette (tipici lavori "rottura di scatole" che facciamo per pietà  popolare!), e tentare di convincerlo a lasciarti fare qualcosa. Solitamente è più facile che ti lascino fare qualcosa di tuo prestandoti le attrezzature, piuttosto che permetterti di fare qualcosa su un loro lavoro, per molti motivi. Però sarebbe già  un buon inizio ad un prezzo sicuramente più accessibile (forse gratis!).
Inifine, non sognarti nemmeno di saldare in casa: se non hai la disponibilità  almeno di un garage o un box, piuttosto se vuoi provare mettiti all'aperto (va bene anche solo un balcone), il fumo della saldatura è una cosa tremenda, in un appartamento oserei dire che è quasi improponibile, un conto può essere una riparazione che non c'è altra possibilità  che saldare sul posto, ma doverlo fare abbastanza regolarmente secondo me è assurdo.
Ciao.

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Re: consiglio di tipo formativo.

Messaggio da agors » sabato 16 marzo 2013, 9:29

se vuoi avere un idea del tasso di occupazione di un laureato in ingegneria, cerca nel tuo ateneo:

http://www2.almalaurea.it/cgi-php/unive ... ccupazione

per quello che mi riguarda, colto da un bollettino del 2010:
"il tasso di disoccupazione a un anno dalla laurea per gli ingegneri della facoltà  di Modena è di 4,2 anni per i laureati di primo livello e 3,2 per quelli di secondo livello."

attualmente i valori sono un po cambiati, ma il tasso di occupazione è attorno il 90%

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Re: consiglio di tipo formativo.

Messaggio da almo » sabato 16 marzo 2013, 12:57

Mi intrometto per dare la mia versione, da Ing :)

Nella mia università  l'ultima volta che ho controllato la situazione occupazionale dei neolaureati magistrali era rosea. Parliamo di un 5-10% di disoccupazione dopo 3 mesi dalla laurea. Peggio, decisamente, invece per i triennali, ma d'altra parte è ovvio, le competenze pratiche acquisite sono poco distanti da quelle di un perito e quelle teoriche sono decisamente acerbe.

Per conto mio considera che non conosco un singolo mio compagno di facoltà  laureato che non si sia già  inserito nel mondo del lavoro. Di quattro che mi vengono in mente uno è finito alla BMW in Germania, uno è assunto qua vicino, e due altri lo sono proprio in questa città  in una grossa industria internazionale.
Io forse sono quello messo "peggio" nel senso che mi sono infilato in una scuola di dottorato, ma anche così ho potuto appurare che le occasioni non mancano di certo e se uno ha voglia di fare i progetti (cococo o collaborazioni pagate) si trovano anche durante il dottorato (visto sempre da tutti ad ing. come il Diavolo) così da rimpinguare un po' le casse.

Il problema forse è che molti tendono a considerare l'ingegnere come una sorta di Perito 2.0, e questo è un grosso abbaglio. L'ingegnere è prima di tutto uno scienziato; si puo' poi dire che come scienziato è quello che tende a stare con un piede ben piantato nell'ambiente della ricerca pura (fisica, matematica, ma anche medicina, biologia etc) e un piedino nel mondo della pratica immediata (l'industria). In poche parole è colui che traduce ciò che di esiste di teorico, inteso come nuove tecniche e nuove teorie, in un "linguaggio" comprensibile al mondo industriale.
Non si deve quindi pensare che sia un semplice tecnico "un po' più competente", è proprio una figura diversa. Infatti il grosso del lavoro lo deve fare nel mondo "teorico", non in quello pratico; questo perchè capire come funziona qualcosa (teoria o tecnica innovativa) e sopratutto riuscire a ridurlo ai fondamentali per applicarlo è qualcosa di enormemente più complesso del "semplice" scoprire quali sono le esigenze pratiche di un industria. Per cui 80% matematica e fisica, 20% pratica ingegneristica.
Il motivo per cui esiste questa grossa incomprensione è che semplicemente ci sono troppi ingegneri ed il mercato è saturo. Non è una cosa strettamente italiana nemmeno, ho visto la stessa situazione (anche se meglio gestita) in Francia: migliaia di ing. laureati ogni anno per una richiesta che in realtà  potrebbe benissimo essere di decine. Questo esiste in moltissime facoltà , specie umanistiche, ma mentre là  tende a essere evidente perchè un laureato in lettere se non trova lavoro come laureato in lettere fondamentalmente va a fare purtroppo qualcosa di totalmente differente, ad ingegneria se l'azienda non necessita PROPRIO di un ing. scienziato lo assume come perito e via, l'ingegnere mica se ne accorge. Ti danno il contentino in busta paga e via, nel giro di 1 mese dimentichi tutte le nozioni della laurea.

Per cui secondo me, alla fine servirebbe pensare di più a cosa si vuole fare nella propria vita, ben considerando che il mestiere dell'ingegnere non è quello che si vorrebbe far credere, ma un lavoro molto vicino a quello di uno scienziato puro. Se la ricerca non ti interessa e vuoi solo sporcarti le mani non fare ingegneria considerandolo come un mestiere tecnico, fai il corso di saldatore.
Lo so che è un po' al limite come consiglio, ma occorre che si inizi a vedere queste cose per quello che sono: molto diverse.

Io ho sempre avuto la passione per le cose pratiche, da quando ho memoria ho sempre smontato e rimontato apparecchi, ho sempre voluto costruire cose, anche le più banali. Però ho anche sempre avuto il tarlo dell'innovazione e della ricerca. Ho sempre saputo che sarei finito a fare qualcosa di legato al mondo della scienza e non a quello della tecnica; ciò non toglie che, se vuoi per hobby, ho sempre passato il mio tempo con le mani sporche. Il risultato è che naturalmente le due cose unite mi hanno dato un qualcosa in più sugli altri che si sono sempre concentrati solo sull'aspetto teorico. Ma la conoscenza tecnica in sè è qualcosa su cui non voglio contare se dovessi essere assunto. Quello che voglio sia riconosciuto è la conoscenza teorica unita a un'idea di conoscenza pratica (sempre nella proporzione 80-20%).


Ho scritto abbastanza di getto e in maniera volutamente un po' netta, nella realtà  è chiaro che esistono molte sfumature, come in tutte le cose.
:)

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Re: consiglio di tipo formativo.

Messaggio da agors » sabato 16 marzo 2013, 15:27

=D> complimenti almo, sei riuscito a rappresentare un pensiero molto complesso imho.
sono completamente d'accordo con te!

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Re: consiglio di tipo formativo.

Messaggio da torn24 » sabato 16 marzo 2013, 16:25

Da non addetto ai lavori , io ho sempre pensato che un ingegnere fosse una sorta di "inventore patentato" , che la creatività  , per un ingegnere ,sia importante alla pari delle sue conoscenze di matematica e fisica e di tutto ciò che studia ..

per quanto riguarda considerare un ingegnere uno scienziato , mi sembra improprio , anche se si deve occupare come detto per 80% di matematica e fisica , ci sono ,secondo me , due grandi differenze rispetto a uno scienziato come ad esempio un fisico , un l'ingegnere usa conoscenze già  disponibili , mentre uno scienziato si occupa, in sostanza , di accrescere le conoscenze con nuove scoperte o teorie , seconda cosa un po più pratica :P , uno scienziato come un fisico può passare tutta la vita a fare il suo lavoro senza che questo porti un resoconto economico , un ingegnere che fa il lavoro di ingegnere "potrebbe dedicarsi all'insegnamento , o ad essere il responsabile ,direttore di qualche cosa .." non può permettersi che il suo lavoro non produca un resoconto economico , quando si commissiona qualcosa a un ingegnere è per fare soldi , il canale di panama ad esempio , grande opera , ma che produce soldi direttamente o no , una grande nave conteiner produce soldi , un aereo passeggeri , produce soldi ....
CIAO A TUTTI !

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Re: consiglio di tipo formativo.

Messaggio da giancarlo.zago » sabato 16 marzo 2013, 16:49

Mi intrometto per dire le mia esperienza, 40 anni di lavori industriali vari. Saldatore patentato non si diventa in 40 ore, al massimo può servire ad usare la saldatrice in sicurezza e poco più. Ho conosciuto saldatori in alta pressione che avevano stipendi più alti di qualche ingegnere, ma come questi lo si diventa dopo anni e anni di esperienza. Sono stato un tecnico ho coordinato molti operai, dai muratori, carpentieri, meccanici, elettricisti di bassa e media tensione, falegnami, idraulici operatori di macchine movimento terra ecc. posso dire che da ognuno di loro ho imparato tantissimo, la pratica si sa è una cosa la teoria un'altra. Leggo con grande piacere che un aspirante ingegnere ha voglia di sporcarsi le mani. Mi permetto perciò di dare dei piccoli consigli a chi ha volontà  di fare bene: nella vita lavorativa bisogna sempre chiedere perché troverai sempre chi ti risponderà , chiedere sempre con umiltà  e mai imporre il proprio pensiero, il confronto con chi deve operare è sempre utile e rende partecipi. Io mi sono sempre messo allo stesso livello di chi poi doveva eseguire il lavoro e non ho mai avuto difficoltà , si vince sempre se fai squadra, altrimenti ci sarà  sempre chi rema contro. Un amico del forum diceva magari fossero tutti così i nostri ingegneri (nel senso di sporcarsi le mani) ed ha perfettamente ragione, un confronto alla fine del ciclo aumenta la fiducia, l'esperienza riduce i tempi e sopratutto i costi!!! Un lavoro fatto male costa il triplo di uno fatto bene!! Avanti ragazzi, il futuro di questo "strano" paese è nelle vostre mani e nei vostri cervelli. A proposito......si impara moltissimo anche "rubando" con gli occhi e con le orecchie. :wink:

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Re: consiglio di tipo formativo.

Messaggio da almo » sabato 16 marzo 2013, 17:31

@torn24
Non sono d'accordo con la tua visione dell'ingegnere. Tu mi descrivi quello che per me è un tecnico specializzato.
La differenza (sostanziale) sta proprio in quell'aspetto che tu neghi all'ingegnere, cioè quello che fa di un fisico un fisico: la ricerca del nuovo.
Se togli quello ad un ingegnere esso risulta pari pari a un tecnico (senza averne però le conoscenze pratiche attenzione). Il risultato è qualcosa di paradossalmente peggio di un tecnico "puro".

Da quello che ho visto io in questi anni, sia dentro l'università  che fuori in azienda, non è per nulla vero che l'ingegnere non debba fare ricerca pura o quasi. Certo, nella grande maggioranza dei casi va a "produrre" e di nuovo non vedrà  niente per il resto della propria vita professionale, ma questo è il risultato dell'inflazione di ingegneri che si è avuta negli ultimi 20-30 anni.

Mi piacerebbe vedere molti più tecnici ben preparati che non i migliaia di ingegneri presi poi come tecnici che vedo adesso. La cosa porta infatti due enormi svantaggi:
1. che i tecnici non vengono assunti perchè ci sono miliardi di ingegneri disponibili e i posti effettivamente da ingegnere sono relativamente pochi, quindi si preferisce pigliar un ingegnere e pagarlo come un tecnico o poco di più.
2. che gli ingegneri finisce che studiano per 5 anni (se va bene), ritardando l'ingresso nel mondo del lavoro di parecchio per poi ritrovarsi virtualmente allo stesso punto di un tecnico appena uscito dalle superiori.

Ovviamente il punto 1 fa si che tutti improvvisamente DEVONO fare studiare ingegneria perchè sennò non trovano lavoro, la facoltà  si inflazione, la qualità  dell'insegnamento scende (perchè non puoi promuovere a quel punto solo il 5% che ha effettivamente le capacità /voglia di studiare) e ci si ritrova con pochissimi tecnici effettivi, miliardi di tecnici validi che ritardano l'ingresso nel mondo del lavoro, e di conseguenza miliardi di ingegneri.

Non funziona :(

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Re: consiglio di tipo formativo.

Messaggio da booster180 » sabato 16 marzo 2013, 21:39

ragazzi io vi ringrazio moltissimo per le risposte
vorrei solo dire l esperienza che piu mi ha fatto decidere di entrare nel mondo del lavoro per imparare

è molto semplice

ho fatto un esame, si chiama scienze dei materiali, un 12 crediti dove si parlava di metalli, ceramici e polimeri compresa termodinamica (un pacco assurdo sono stato bocciato 2 volte) alla terza volta lo passato con 28.
sono passati 2 mesi, mi ricordo un decimo di quello che ho studiato.

altro esempio
ho fatto un altro esame, si chiama scienze e tecnologie dei materiali, tratta di leganti, vetro, ceramici
ho preso 30 e lode
sono passati 3 mesi, e un signore mi ha chiesto la differenza tra cemento magro e grasso.
non me la ricordavo

questi sono dei semplici esempi ma posso farvene molti altri
cioe, chimica, è stato il primo esame che ho dato, è estremamente importante anche a fini pratici
ormai è passato un anno, non mi ricordo assolutamente niente se non i titoli degli argomenti trattati

cioe io mi chiedo, se adesso mi ricordo cosi poco di esami che ho dato appena 2 mesi fa, allora quando saro laureato cosa mi ricorderò?

questa faccenda è un disastro
forse sono io che non sono portato per questo tipo di facoltà , pero gia che ci sono in ballo io vado avanti
non è una montagna insormontabile, anzi, un po mi piace (entro i dovuti limiti)
e il pezzo di carta me lo prendo se non in 3 anni, in 4, se non in 4 anni, in 5 e cosi via
la soddisfazione di passare gli esami non compensa pero il vuoto che mi da il fatto di non "specializzarmi" al meglio su una cosa

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Re: consiglio di tipo formativo.

Messaggio da c1anc10 » sabato 16 marzo 2013, 22:06

@almo: credo che tu abbia ragione a dire che OGGI il lavoro dell'ingegnere sia diverso da quello che crediamo (io e molti altri) che sia: non è più un tecnico specializzato che in più sa anche progettare con cognizione di causa, ma è un ricercatore, che deve portare innovazione nel mondo del lavoro. Forse questa (il tecnico plus) era la concezione di un ingegnere di 20, 30 o 40 anni fa. Se però posso dare un mia discutibilissima opinione, questo non mi piace.
Sono d'accordissimo sull'innovazione, e per molti aspetti preferisco "cose" di nuova generazione rispetto alle vecchie, ma in altrettanti casi sono convinto (ripeto, mio parere personale) che questo "80% di teoria" faccia sì che l'ingegnere sia "fuori dal mondo" nel progettare un qualcosa che può non avere senso;
cerco di spiegarmi: siamo d'accordo che una delle mansioni primarie nel mondo del lavoro di un ingegnere sia disegnare/progettare un nuovo prodotto? Bene, nella mia esperienza lavorativa, quelle volte che ci siamo affidati ad uno studio di ingegneri per progettare qualcosa il risultato è stato insoddisfscente, almeno rispetto alle nostre richieste, in maggior parte per il fatto che la nostra richiesta era sulla produzione di 1-2 pezzi finiti, e immancabilmente ci venivano proposte soluzioni che sicuramente se applicate ad una produzione in serie avrebbero portato i loro frutti, ma nel caso di numeri molto ridotti erano improponibili per costi d'impianto (ad esempio, serie di piastre sagomate a laser, che differivano di pochi mm rispetto a formati commerciali, sapendo i numeri ridotti che necessitavo, perchè non basarsi su questi ultimi?).
Altro esempio? molti interventi di urbanistica fatti con il cu ... con i piedi, che magari rispetteranno i metri quadri di aree verdi, l'impatto paesaggistico e la tangente all'assessore, ma sono totalmente inadeguati allo scopo, uno su mille: il parcheggio dell'ospedale di Mantova, in un'area totalmente sgombra hanno fatto una serie di mini-parcheggi ovali per 15-20 auto, collegati tra loro con vialetti e rotonde che rubano un'infinità  di posti, per di più in diversi punti senza marciapiedi protetti, e con passaggi talmente stretti che rendono pressochè impossibile il transito di motoscope o mezzi di servizio (e anche qualche suv...). Non voglio infierire oltre.
Nel breve periodo di frequentazione dell'università  ho conosciuto un ingegnere elettronico che stava concludendo il dottorato di ricerca presentando il progetto di un nuovo integrato, che mi ha candidamente detto: "in 8 anni di università  non ho mai visto una scheda elettronica vera, se non me li fossi andati a vedere materialmente di persona non saprei riconoscere una resistenza da un transistor". Va bene la teoria, però ...
Non voglio fare di tutta l'erba un fascio, ci sono moltissimi ingegneri seri e degni della qualifica che portano, ma a mia personalissima opinione ci sarebbe ancora bisogno che l'università  gli facesse toccare con mano e non solo su carta quello che fanno. Non tutte le aziende devono per forza fare un qualcosa di nuovo, ci sono prodotti che vengono ancora prodotti allo stesso modo da decenni o più, eppure servono ancora in quel modo, nessuna delle aziende che li producono avrebbe quindi bisogno di un ingegnere? che ricerca può fare un ingegnere in una ditta che produce fili elettrici? al massimo un chimico o fisico può sviluppare un nuovo isolante per la guaina, ma non penso che ci sia bisogno di sviluppare continuamente nuovi isolanti se quelli esistenti hanno già  prestazioni adeguate.
Una ditta che produce bicchieri non può aver bisogno di un ingegnere per sviluppare i suoi nuovi progetti? ma penso che la ricerca in questo campo non abbia molti sfoghi. etc...
Concludendo, va bene la ricerca e l'innovazione, ma molte aziende, specialmente di dimensioni medio piccole, avrebbero bisogno delle competenze teoriche degli ingegneri, ma che siano corredate anche da conoscenze del "mondo reale".

Spero che non si sia capito troppo che ce l'ho su con la categoria degli ingegneri ... :badgrin: :badgrin:

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Re: consiglio di tipo formativo.

Messaggio da cima96 » sabato 16 marzo 2013, 22:33

Se non ti ricordi niente a mio parere è perchè non metti a frutto ciò che impari, piccolo esempio:
devo realizzarmi un sistema per spostare il mio tornio (3 quintali), vado nel capanno e tiro fuori 4 ruote, le ruote ho bisogno di fissarle a dei travetti d'acciaio che andranno a sorreggere tutto il peso. Il carico sarà  sollevato per mezzo di barre filettate che agiranno caricando questi travetti. Per i travetti ho solo del profilato a U di lamiera piegata spesso 2mm, reggerà ? E che cacchio ne so, a occhio sembra al limite. Però mi ricordo che a scuola ho studiato meccanica, allora prendo un pezzo di gesso e scarabocchio un po' di roba sul pavimento, due conti a mano e quel ferro che pareva dovesse piegarsi come niente reggeva.
Anche se non puoi fare qualcosa di pratico, prendi qualcosa che ti appassioni, con le tu conoscenze studialo, comprendilo, fatti venire idee per migliorarlo, progetta le modifiche, butta via tutto, riprogetta l'oggetto intero, tira giù due cristi, reinventa, costruisci e infine collauda. Di certo se non hai la possibilità  di realizzare ciò che hai messo solo su carta ti a giù va la catena, ma se vuoi che la laurea serva a qualcosa devi esercitare le tue capacità .
Il mio "parco macchine": Tornio Vernier TV280 (sotto i ferri fino a data da destinarsi), Fresatrice Aciera F1, Trapano da banco Felisatti, Affilabulini Deckel S0, Pantografo 3D Parpas PT 11

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Re: consiglio di tipo formativo.

Messaggio da booster180 » sabato 16 marzo 2013, 23:39

cima96 ha scritto:Se non ti ricordi niente a mio parere è perchè non metti a frutto ciò che impari, piccolo esempio:
devo realizzarmi un sistema per spostare il mio tornio (3 quintali), vado nel capanno e tiro fuori 4 ruote, le ruote ho bisogno di fissarle a dei travetti d'acciaio che andranno a sorreggere tutto il peso. Il carico sarà  sollevato per mezzo di barre filettate che agiranno caricando questi travetti. Per i travetti ho solo del profilato a U di lamiera piegata spesso 2mm, reggerà ? E che cacchio ne so, a occhio sembra al limite. Però mi ricordo che a scuola ho studiato meccanica, allora prendo un pezzo di gesso e scarabocchio un po' di roba sul pavimento, due conti a mano e quel ferro che pareva dovesse piegarsi come niente reggeva.
Anche se non puoi fare qualcosa di pratico, prendi qualcosa che ti appassioni, con le tu conoscenze studialo, comprendilo, fatti venire idee per migliorarlo, progetta le modifiche, butta via tutto, riprogetta l'oggetto intero, tira giù due cristi, reinventa, costruisci e infine collauda. Di certo se non hai la possibilità  di realizzare ciò che hai messo solo su carta ti a giù va la catena, ma se vuoi che la laurea serva a qualcosa devi esercitare le tue capacità .
scusa ma è proprio il motivo per cui ho aperto la discussione

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Re: consiglio di tipo formativo.

Messaggio da almo » domenica 17 marzo 2013, 1:02

@c1anc10
In realtà  concordo molto con ciò che dici, anche se forse non traspare da ciò che ho scritto.
Quel 20% di "pratica" io lo reputo importante per l'interfacciarsi con il mondo industriale (per inciso: non chiamiamo fuori dal mondo tutto ciò che è fuori dall'ambito industriale, ricordiamoci che la ricerca è ciò che ci ha portato a dove siamo, da Archimede in poi). Poi ovviamente secondo sensibilità  di ciascuno quel 20 può essere 30 o altro, ma l'importante secondo me è che sia assolutamente subordinato, per l'ingegnere, all'importanza della teoria.

Giusto il discorso dei 30-40 anni fa, volevo scriverlo ma avevo già  scritto troppo... Se vogliamo il mestiere dell'ingegnere nasce come tecnico specializzato di massa ad inizio 1900, ma poi si evolve perchè si evolvono sia le conoscenze, che la scolarizzazione media della popolazione, e finisce per sconfinare sempre più nella ricerca pura. Ciò è logico perchè con il progredire dei processi produttivi e delle tecnologie aumentano anche le "cose" che si possono implementare industrialmente. Ovviamente però a questo punto le sfide tecnologiche sono talmente elevate da non essere più catalogabili come "pratica" ma molto di più come teoria.
Faccio un esempio: tendenzialmente il fisico (o chimico) scopre un fenomeno da cui possono esserci applicazioni pratiche, a quel punto l'ingegnere segue e le tecnologizza. Se però col progredire della scienza il fisico si spinge sempre più in là  nella ricerca pura, finisce che l'ing. deve per forza seguire sempre più nella teoria anch'esso.
Per cui secondo me è assolutamente vero che passanti gli anni la conoscenza e la preparazione degli ingegneri diventa sempre più teorica e meno pratica. Per questo non è sensato aspettarsi da essi conoscenze tecniche pari o superiori a quelle di un tecnico. Va bene un 20% o un 30 che sia, ma occorre avere ben chiaro in testa che non è quella la priorità .

Ovviamente il 20-30% è ottimale, in realtà  da quello che ho visto io la situazione è come dice il tuo amico ing. elettronico, forse si arriva a un 2-3% quando si ha fortuna. 20-30% significa che su 26 ore di lezione alla settimana, se ne dovrebbero fare tra le 5 e le 8 ore di LABORATORIO PRATICO, con le mani nell'olio dei motori per capirsi. Tristemente inesistente.

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