Ho trovato un interessante descrizione dei processi di lubrificazione e della funzione degli additivi EP, da parte di chi evidentemente ha studiato a fondo la questione (se non un professionista vista anche la proprieta di linguaggio).
La lettura chiarisce anche bene, se gia non lo fosse, la differente funzione degli da taglio puri con additivi EP rispetto al lubrorefrigerante, e le ragioni per cui i primi riducono l'usura degli utensili, come evidenziato dalle foto postate in precedenza.
Posto il link originale e' una traduzione in Italiano fatta con la I.A., migliorabile ma che comunque rende bene il senso.
Da notare infine come
lo zolfo e il cloro tendano macchiare e a corrodere parti in rame e in bronzo, e dunque non vanno usati in presenza di bronzine ecc.
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Per fornire un po' di contesto, i processi di lubrificazione avvengono sostanzialmente in due regimi:
il primo regime è chiamato lubrificazione idrodinamica completa e si verifica quando le superfici opposte sono tenute separate da un film liquido relativamente spesso (ad esempio olio) o da particelle solide (ad esempio grafite, solfuro di molibdeno, Teflon, ecc.) o da una combinazione di entrambi, che impedisce il contatto diretto tra le parti in movimento. Un buon esempio di questo regime è un cuscinetto di banco o una bronzina che opera all'interno dei parametri di carico e velocità di progetto, dove l'albero letteralmente si solleva e galleggia nella cavità del cuscinetto. Un altro esempio sarebbe l'interfaccia tra la fascia elastica e la parete del cilindro a metà corsa, dove un film di olio relativamente spesso - tipicamente dell'ordine di circa 6 micron - separa le rispettive parti grazie all'azione di incuneamento indotta dalle smussature superiori e inferiori della fascia.
In entrambi i casi, le asperità opposte (punti alti) di entrambe le parti sono sufficientemente separate (dopo il rodaggio) in modo che non si verifichi alcun contatto apprezzabile metallo-metallo e l'unica frizione (ideale) proviene dal fluido.
Il secondo regime, noto come lubrificazione di confine, è definito dal contatto diretto tra le superfici opposte in movimento e può essere il risultato di un fallimento della lubrificazione idrodinamica, come il sovraccarico o la velocità insufficiente di un cuscinetto di banco, o ciò che accade ai punti morti superiore e inferiore della corsa del pistone, dove tutto il movimento relativo si arresta e tutto l'olio viene spinto fuori dall'interfaccia tra la fascia e il cilindro, entrambi i casi che portano a contatto metallo-metallo.
Chiaramente, in queste e in tutte le circostanze simili, deve essere fatto qualcosa a livello superficiale se si vuole evitare danni catastrofici dovuti alla saldatura microscopica delle asperità e alla successiva lacerazione, e l'olio minerale semplice è quasi inutile per questo compito.
Entrano in scena gli additivi per pressione estrema (EP).
Gli ingegneri della lubrificazione hanno scoperto da tempo che vari elementi come zolfo, cloro, fosforo e composti che includono derivati di zinco e molibdeno, nonché costituenti di alcuni grassi animali (pensiamo all'olio di lardo), reagiscono con le superfici metalliche grezze e formano strati protettivi di ossido (generalmente dello spessore di poche molecole) a temperature locali elevate generate dalle asperità che si sfregano in situ. Mentre gli esempi menzionati sopra sono ovviamente su scala più grande, esattamente lo stesso principio si applica agli utensili da taglio: per evitare la saldatura microscopica del materiale del pezzo lavorato sull'affilatura del tagliente, che porta a un accumulo progressivo e alla lacerazione della superficie, deve essere interposto tra i due materiali un qualche tipo di strato protettivo sfaldabile su base costantemente rigenerante, e nulla ricopre questo ruolo meglio del giusto additivo EP in una fase liquida, di cui l'olio minerale altamente solforato ha dimostrato di essere tra i migliori.